In un mondo in cui l’arte e la scienza spesso viaggiano su binari paralleli, Gianluca Monaco rappresenta un raro incrocio di queste due sfere. Cantautore e psicologo, Monaco ha recentemente lanciato il suo nuovo singolo “Scordami”, una fusione di emozioni e riflessioni profonde. Nella nostra intervista esclusiva, Gianluca ci svela come riesce a bilanciare le due carriere apparentemente distinte, ma che in realtà si intrecciano e si arricchiscono a vicenda.
Tra le note del suo pianoforte e le sessioni di psicoterapia, scopriamo come Monaco utilizza la sua arte come un potente strumento terapeutico, non solo per se stesso ma anche per i suoi pazienti. La sua musica, intrisa di tematiche psicologiche e di storie di vita quotidiana, rispecchia un viaggio interiore che va oltre il semplice intrattenimento.
Gianluca, come riesci a bilanciare la tua carriera di cantautore con quella di psicologo?
L’attività di psicologo e psicoterapeuta è estremamente impegnativa e va svolta con il massimo dell’impegno. È necessario organizzarsi bene e improvvisare poco, quando si vuole ampliare il proprio mondo professionale con l’attività artistica musicale cantautoriale.
In che modo la tua esperienza come psicologo influisce sulla tua musica e sui testi delle tue canzoni?
Le storie che sento tutti i giorni, il dolore ma anche le gioie, le esperienze, le speranze e le emozioni mi influenzano necessariamente e smuovono il mio vissuto che poi si riversa in parole e note. Il pianoforte può addirittura essere un farmaco per me in giornate difficili.
Qual è stata l’ispirazione dietro la tua ultima canzone?
“Scordami” nasce appunto dal tentativo di raccontare l’importanza della giusta distanza nei rapporti affettivi e sentimentali avendo preso visione e coscienza di questa tendenza all’amore simbiotico, soffocante e tossico che riempie le pagine dei giornali con fatti di cronaca drammatici.
Ci sono temi specifici o questioni psicologiche che ti piace esplorare attraverso la tua musica?
Sicuramente la voglia di vivere e la voglia di superare tante paure e pregiudizi.
Come hai scoperto la tua passione sia per la musica che per la psicologia?
Quando ero piccolo i miei genitori spinsero moltissimo perché mi potessi avvicinare alla musica, anche se la prima maestra a 7 anni disse loro che non ero portato per la musica… chissà se aveva ragione? (ride, ndr). In ogni caso continuai e non mi sono mai staccato dalle note e dai suoni. Per quanto riguarda la psicologia, gli studi liceali sicuramente hanno avuto la loro importanza.
Hai mai utilizzato la musica come strumento terapeutico nel tuo lavoro come psicologo?
La musica è una piattaforma terapeutica e assolutamente la utilizzo come strumento per il mio lavoro terapeutico, sia come attivatore energetico che come elemento di abbassamento dei valori di stress. La musica nel mio lavoro si può ascoltare passivamente (per evocare emozioni dall’ascolto), ma anche produrla, mettendosi all’opera come costruttori di stati d’animo e non solo come fruitori.
Qual è il messaggio o il sentimento principale che vuoi trasmettere attraverso la tua musica?
Il messaggio che vorrei mandare è che amore e umanità possono superare molti ostacoli e di non rinunciare a entrambe, nonostante i pregiudizi e stereotipi, anche se pare molto frequente nel nostro mondo quotidiano il contrario.
Ci sono artisti o psicologi che ti hanno particolarmente influenzato nella tua doppia carriera?
Gianni Rodari su tutti: poesia, parole, letteratura, grammatica della fantasia… ancora mi trovo a leggerlo e a trovarmi influenzato dal grande pedagogista e letterato italiano.
Hai progetti futuri o obiettivi specifici che vuoi raggiungere sia come musicista che come psicologo?
Un nuovo singolo per la primavera prossima e un nuovo spettacolo teatrale per la prossima stagione, oltre a tanti concerti ‘live’. E poi ho qualche idea nel cassetto che pero’ resta ancora per un po’ segreta…