In “Din Don. Viaggio di nozze a Cinecittà World” e “Paesani spaesati”, entrambi in onda in prima serata il 3 e 10 agosto su Italia1, Marina Marchione torna a vestire i panni di Olivia, un personaggio eccentrico, sentimentale e profondamente umano. In questa intervista, l’attrice – già nota per il suo percorso tra teatro, televisione e cinema – racconta con ironia e sincerità cosa significa tornare sul set, cosa rappresenta oggi il romanticismo e come si riconosce, anche nelle fragilità, un modo autentico di stare al mondo. E se potesse riscrivere il finale per Olivia? Beh, preparate le valigie.
In “Din Don. Viaggio di nozze a Cinecittà World” e “Paesani spaesati” torni a interpretare Olivia. Se potessi scriverle tu un finale, cosa le faresti accadere?
Le farei fare un viaggio con La Gina, la sua amica, e le altre ragazze. Solo loro! Un viaggio tutto al femminile, dove le donne di Din Don partono per una super vacanza e si staccano da tutto. Cosa accadrebbe? Secondo me, succederebbero un sacco di cose!

Olivia è sempre alla ricerca dell’amore. Secondo te, oggi, nel 2025, è ancora così facile perdersi nel romanticismo? O c’è troppa realtà?
No no… io credo invece che sia semplice perdersi nel romanticismo. Il punto è poi riuscire a rimettere i piedi per terra. Manca così tanto l’amore fatto di cose semplici, reali… tutto è diventato troppo digitale per una cosa – concedimi il termine – ancora troppo analogica. Adesso nemmeno ci si lascia guardandosi in faccia, con un confronto. La gente ti “ghosta”. Parlarsi dovrebbe essere un dovere morale, una responsabilità emotiva. Invece si riduce tutto al silenzio. Non è sano. Il silenzio è scorretto.
Il cast di Din Don è un mix esplosivo di comicità, esperienza e talento. C’è una scena o un momento sul set che ti ha fatto ridere anche dopo lo “stop” del regista?
Praticamente tutti! Ogni stop tra una scena e l’altra era una risata. Per noi è impossibile smettere di ridere… ve lo dico sinceramente.
Il film è girato a Cinecittà World, un set dentro un set: che effetto fa recitare circondata da finzione che imita la finzione?
Ti dirò… è come stare in un teatro di posa all’aperto. È una bella sensazione.
Sei un’artista poliedrica : in quale ruolo ti senti più “vista” oggi? E in quale, magari, più libera?
Nasco attrice, sì, ma lavoro tanto anche dietro le quinte. Con Map To The Stars, la produzione di cui faccio parte ormai da circa otto anni – sapientemente creata da Peppe Toia, regista e produttore – facciamo tante cose. Costruiamo assieme, e questo devo dire che mi rende felice e sempre super stimolata. Come formatrice… non so. Mi capita di fare stage e condividere le mie esperienze con giovani (e meno giovani): è bello dare qualcosa di tuo, tirare fuori un’emozione dagli altri e metterla a servizio di quello che si prova a recitare.
Se il tuo personaggio Olivia incontrasse la Marina di oggi, cosa si direbbero davanti a un caffè?
“Ciao Olivia… pure te stai messa così?” (ride, ndr). Le darei un grande abbraccio e le direi che, tutto sommato, non è poi così male come donna. I ruoli femminili: quale donna del cinema, anche internazionale, ti piacerebbe interpretare o riscrivere a modo tuo? Mi chiedi di sognare in grande… oddio, non lo so davvero. Forse Frida Kahlo. Mi piace la sua storia.
