Giacomo Merlo: destinazione Spagna

Giacomo Merlo

La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio” cantava Julio Iglesias e Giacomo Merlo, ballerino toscano conosciuto da un po’ anche a livello internazionale, in questi giorni si trova proprio alle prese con bagagli importanti.

Nelle scorse settimane i mass media hanno iniziato ad interessarsi alla sua carriera e ai traguardi raggiunti negli ultimi mesi, dopo un lungo percorso iniziato quando era un bimbo che ancora non andava alle scuole elementari. Alla fine di giugno ha lavorato a Milano, ballando in alcuni video musicali di prossima pubblicazione. «Al momento non posso dire niente, sono progetti top secret. Ma quando sarà possibile ne parlerò, considerando che si tratta di lavori che mi rendono molto orgoglioso» dice lui mentre controlla il passaporto prima di partire per la Spagna. Per avendo lavorato ovunque in Europa, è a Madrid che ha trovato la sua seconda casa professionale. Oltre ad essere ballerino, infatti, Giacomo è coreografo e insegnante di danza. «Già prima del primo lockdown dell’anno scorso avevo insegnato in Spagna e successivamente, dato che non era possibile viaggiare, ho dato lezioni online: ho tenuto dei corsi di hip hop sulla piattaforma web di alcune scuole in Messico. Quando hanno aperto le frontiere, poi, sono tornato prima in Spagna e poi a Parigi. Dove tornerò sicuramente nei prossimi mesi».

Ora, intanto, tornerà nella “sua” Madrid.

«Lì ho avuto modo di consolidare rapporti importanti. Non a caso le varie accademie dove andrò ad insegnare mi hanno prenotato un biglietto aereo, ma di sola andata. Inizierò il mio tour dunque il 10 luglio, in Galicia, che si trova al nord del paese. Poi dal 13 mi sposterò di nuovo a Madrid dove per ora  sono ben tre le realtà che mi hanno voluto per corsi e stage. Di solito si dice che il lavoro chiama il lavoro. Così ancora non so dove sarò in agosto, ma con tutta probabilità immagino ancora all’estero. Dove? Dove mi chiameranno. Gestisco quotidianamente la mia agenda grazie ai social e in particolare Instagram (www.instagram.com/giakomo03) e per questo credo che potrei fermarmi più a lungo in Spagna, prima di tornare a casa e poi volare in Francia».

Mentre tanti suoi coetanei pensano alle vacanze, lei pensa solo a lavorare!

«Ho iniziato a ballare quando avevo cinque anni. Ne compirò diciotto a dicembre e da tredici anni, ormai, la danza non è solo la mia ragione di vita. È proprio la mia vita. Ho fatto tantissimi sacrifici per arrivare dove sono arrivato, lasciando casa dei miei a Livorno quando dopo la fine delle scuole medie mi sono trasferito a Firenze, per studiare all’Accademia di danza Opus Ballet. Prima ancora avevo studiato all’Areadanza di Livorno, dove ho iniziato a muovere i primi passi per quella che sarebbe diventata una lunga strada. Che da Firenze mi ha portato poi a Dublino, dove sono entrato a far parte della compagna internazionale Fly Dance, a seguito della vittoria di una delle tante borse di studio che sono riuscito ad ottenere nel corso degli anni. Questo significa che ormai sono entrato in una dinamica di spostamenti continui, che per me sono ormai necessari per stare bene».

Non le manca la spensieratezza della sua età?

«Premetto che i miei genitori mi hanno sempre supportato, incoraggiato e seguito da vicino. Io, un po’ per indole e un po’ per le circostanze, sono cresciuto più in fretta dei miei coetanei e invece di pensare al divertimento ho sempre pensato a migliorarmi. Non sarebbe stato possibile se non avessi avuto un grandissimo senso di responsabilità. L’evasione non mi è mancata: è nella danza che ho sempre trovato il mio divertimento. Non ricordo serate in piazza o in pizzeria con i miei compagni di scuola, è vero. Ma non ho rimorsi né rimpianti. In quei momenti io stavo costruendo il mio futuro, che oggi è il mio presente e mi consente di esibirmi da professionista. E anche di lavorare e mantenermi. Riuscendo a non pesare più sulle spalle di mamma e papà».

Oggi alterna le due attività di ballerino e insegnante. Chi sono i suoi allievi?

«Ballerini come me. Persone che amano la danza, che vogliono mettersi alla prova e migliorare le proprie abilità. Persone che come ho fatto io in passato vogliono coltivare il proprio talento confrontandosi con chi l’ha fatto prima di loro. I miei allievi, anche se sparsi in giro per l’Europa anzi in tutto il mondo, in fondo sono la mia seconda famiglia. La mia giovane età non ha mai rappresentato un limite per l’insegnamento e nell’insegnamento: all’estero è solo un numero. Nella danza conta l’esperienza, abbinata al talento: uno può essere un fenomeno a vent’anni e non arrivare a risultati accettabili a quaranta. A Madrid, solo per il fare un esempio, in media alle mie classi si iscrivono in quaranta. E di ogni età. E il livello è davvero molto alto».

Appurato che i suoi progetti per il futuro, prossimo, la vedranno nelle vesti di insegnante all’estero, quali sono allora i suoi desideri per un futuro anteriore? In parole povere: cosa vuole fare da grande?

«Voglio continuare a ballare e diventare un coreografo di fama internazionale, ma non per la fama. Voglio andare in quanti più posti possibili a ballare e insegnare, ma per imparare. Crescere. Non mi interessa diventare famoso, ma rispettato nel mondo della danza,. Quello sì. E lo dico per tutto quello che ho dato a questo mondo. Che, devo ammetterlo, in cambio mi ha dato altrettanto. Ovvero la felicità di potermi esprimere ballando, di emozionarmi e di regalare emozioni».

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